martedì 30 giugno 2015
lunedì 29 giugno 2015
Roberta Migliaccio copyright
Si chiedeva perché, fra tutti quegli individui, non era ancora riuscito ad incontrarne uno per cui ne valesse la pena perderci del tempo. Tutti assorti nel ritmo frenetico delle metropoli di oggi, nessuno lo aveva ancora salutato solo per gentilezza. Nessuno lo aveva accolto con un semplice sorriso cordiale. Sembrava fossero assorbiti da quelle vite ricche solo di rituali vecchi e stantii. Ricche solo di rapporti convenzionali. Unica eccezione era la prostituta da cui prendeva sesso a pagamento; la sola interessata ad allietare, per qualche ora, la sua esistenza di vecchio galeotto ormai in pensione.
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Camminava con lo sguardo fisso verso il marciapiede sinistro di una delle tante strade secondarie di quella città maleodorante, dove la storia lo aveva portato a fermarsi.Rumori quotidiani di auto in corsa che scorrevano veloci. Volti anonimi di gente che passava.Il mondo sembrava una scatola incolore, dove non ci sono neppure i fori per una boccata d'aria nuova.D'un tratto, alle sue spalle, una giovane dall'accento orientale lo urtò facendolo barcollare. Come ogni sera era ubriaco, stanco; e non aspettava che il momento per coricarsi nella stanza del Motel che aveva affittato per trenta euro a notte.< Mi scusi. Non l'ho fatto volutamente. Stavo osservando la vetrina del gioielliere proprio a lato >.Senza badare alle sue parole, Jonathan proseguì sino all'incrocio dove, sulla destra del palazzo che si scorgeva alto e decadente, si leggeva: affittacamere all'interno 72/bis. Girò e si dileguò nella nebbia.
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